Il
mito
è l’equivalente della Parola,
il racconto, la narrazione. Oggi potremmo dire, dal punto di vista
dell’archeologia del sapere, che il mito è il Discorso.
Al centro di una civiltà c’è un racconto condiviso, un processo di identificazione, una possibile forma di conoscenza del mondo e di ciò che è il bene della comunità a cui si appartiene, il bene con un suo ordine e una gerarchia interna.
Al centro di una civiltà c’è un racconto condiviso, un processo di identificazione, una possibile forma di conoscenza del mondo e di ciò che è il bene della comunità a cui si appartiene, il bene con un suo ordine e una gerarchia interna.
Il
racconto è ciò che unisce, che guida e fa riconoscere i membri di
una comunità. La Comunità si forma intorno al racconto. Ciò è
avvenuto nel passato grazie ad una volontà ricettiva sorretta da una
predisposizione emotiva, che i riti di iniziazione partecipavano a
formare e valorizzare.
Qual
è il racconto che ci unisce oggi, il mito, la Parola, il Discorso?
E quali sono i riti di iniziazione che si basano sulla
predisposizione emotiva e sulla volontà ricettiva?
Il
sistema educativo è stato delegato a fornire il racconto, o forse
meglio dire il Discorso, finalizzato a formare la comunità. Altri
sistemi partecipano a formare le comunità e tutti assomigliano
sempre più a meccanismi freddi che formano uomini dai bisogni
emotivi reificati, uomini che stigmatizziamo senz’anima, senza una
missione dotata di senso etico, che fagocitano attenzioni, emozioni e
restituiscono denaro quando ne hanno troppo e pacche sulle spalle
quando pensano di non averne abbastanza per un paio di vite.
In
questo contesto relazionale si manifesta palesemente un deficit etico
del racconto del Discorso che tiene insieme la comunità e il livello
di civiltà raggiunto. Il deficit etico, sostituito dall’istinto di
sopravvivenza delle tante istituzioni, fa emergere miti transitori,
occasionali, basati prevalentemente sul successo consumistico, ma
anche su percorsi
spirituali individualistici,
che, comunque, tendono a sollevare la coscienza dal duro lavoro
richiesto dalla ragione.
I
media, in particolare, per una finalità o per l’altra, alleviano
lo sforzo della ricerca della verità. Non solo forniscono la verità
pronta da consumare, ma sollevano dai doveri dei singoli e assolvono
dai sensi di colpa dall’aver contratto un debito con la ragione.
Perché la verità da supermercato abbia un effetto “curativo” o
“salvifico” nelle persone deve fornire anche un capro espiatorio
a cui addebitate le responsabilità. Questo capro espiatorio è
costituito, quando i Rom, gli ebrei e gli extracomunitari non possono
essere tirati in ballo per evidente incompatibilità con i fatti da
spiegare, dai massoni. Nell’individuazione del capro espiatorio, la
massoneria occupa il posto legato a fatti di un’economia
capitalistica malata e a volte a pratiche magiche e satanistiche. La
massoneria è il capro espiatorio ideale quando la ricerca della
verità segna il passo, in delitti in ambito satanistico ma
soprattutto nel malaffare nazionale e internazionale, quando il
racconto o il discorso registra un deficit strutturale, non colmabile
se non con un racconto ausiliario, tappabuchi, in negativo.
Il
racconto ausiliario, negativo, che dovrebbe unire il popolo e
liberare la coscienza dalla persecuzione del dubbio, ha come
protagonista i massoni. Le associazioni massoniche diventano per
natura eticamente deprecabili e il risultato finale è un’ipotesi
di reato penalmente perseguibile. La non conoscenza della storia
della massoneria, poi, rende tali uomini ancora più facilmente
colpevoli e molto pericolosi agli occhi di chi si sente minacciato
dal dubbio.
Perché
i massoni sono il capro espiatorio ideale?
La
nostra convinzione di fare il bene della patria e dell’umanità
costituisce una “inaudita
pretesa, una inaudita speranza”
per le istituzione politiche e per quelle religiose italiane. Da qui
l’origine dello storico
e convenientissimo sospetto
nei confronti della Massoneria nel nostro Paese e la conseguente
scelta del capro espiatorio nel giustificare le inettitudini e i
fallimenti delle nostre istituzioni. Se la politica non funziona, è
inefficiente ed inefficace e se c’è tanta corruzione la colpa è
dei massoni. Se la visione timorosa di Dio non dà più buoni
risultati e i dubbi colpiscono anche la speranza in senso cristiano,
la colpa è dei massoni. La ragione rende la vita difficile! Forse
conviene ritagliarci anche noi un pezzettino di monopolio in qualche
attività umana tollerata, una riserva? A volte mi domando se non
viviamo già in una riserva, parte di un Discorso (racconto) più
grande.
Nei
Paesi in cui prevalgono i monopoli economici, politici e spirituali
(un triangolo
non magico),
che nei momenti di crisi si sostengono l’un l’altro
nell’orientare l’uomo a forme di servilismo intellettuale e
materiale, il sospetto verso la massoneria si trasforma in odio e
persecuzione mediatica e, di conseguenza, giudiziaria. La massoneria
è periodicamente, quindi, capro espiatorio per i mali che affliggono
la società dei monopoli e dell’immobilismo civile.
La
“pretesa inaudita” di dedicarsi al bene della Patria e
dell’Umanità da parte dei massoni viene percepita come la messa in
discussione del monopolio della visione del bene e del male a cui
aspirano molte istituzioni nei loro rispettivi ambiti di attività.
Per reggersi, i
monopoli del bene e del male devono
dare continuità ad una visione necessariamente statica, definitiva,
conservatrice, meglio rispondente alla cura di interessi materiali,
intellettuali e spirituali consolidati.
La
pretesa della massoneria di lavorare per il bene dell’umanità è
un pericolo oggettivo nelle società caratterizzate da una natura
estrattiva,
cioè caratterizzate dalla priorità della conservazione di privilegi
e dalla negazione dell’applicazione dei diritti fondamentali e del
riconoscimento del merito. In queste società a governare l’economia
e la politica sono sempre le stesse famiglie, i cui membri diretti e
indiretti o aggregati, ciondolano nelle imprese e istituzioni,
negando un vero ricambio intellettuale e generazionale insieme.
Le
inchieste di veri giornalisti rimangono nell’ambito nel loro
settore o del cortile della politica di un modo di essere Paese
politicamente periferico e senza speranza. I media molto spesso non
concepiscono, non comprendono il bisogno di uomini e donne di
esercitare la libertà di pensiero nei modi che ritengono più
opportuni, e non secondo il piacimento dei monopoli etici e materiali
esistenti. Ovviamente, la massoneria costituisce un pericolo per
coloro che piegano abitualmente la democrazia a ciò che meglio
protegge il sistema dinastico pubblico e privato. Chi è abituato a
banchettare con la carne umana, con l’intelligenza delle nuove
generazioni e con l’indebitamento delle generazioni future, non
intende rinunciare alla propria rendita, ai privilegi. La naturale e
consapevole opposizione del mondo iniziatico alla natura estrattiva
delle istituzioni del Paese fa della massoneria un’organizzazione
elitaria e pericolosa.
Mentre
in Italia si portava al rogo Giordano Bruno perché sosteneva
l’esistenza di un Dio infinito riconoscibile ovunque, anche nella
carne e nelle ossa di ogni essere vivente,
in
Inghilterra il filosofo Francesco Bacone,
fondatore
della scienza moderna,
ovvero
dell’osservazione della natura e dell’esperimento ripetibile
nella ricerca della verità, era membro della corte di Elisabetta I
Tudor e poi di Giacomo I Stuart, Membro del Consiglio Privato. Uno
bruciato vivo per il pensiero non conforme alle tesi sposate dalla
religione cattolica, l’altro ben considerato e ascoltato nelle
stanze più alte del potere di quella nazione che si apprestava ad
essere la guida del mondo moderno in ogni ambito.
Ancora
oggi i Giordano Bruno oggi vengono mandati via dall’Italia o
costretti a buttare al vento le conoscenze acquisite e soprattutto
l’investimento che tutti noi abbiamo fatto su di loro, la passione
per il progresso umano per servire i soliti noti. In Inghilterra i
Francesco Bacone sono ancora di casa nelle più alte sfere del Regno,
insieme ai nostri Giordano Bruno.
Negli
ultimi anni, grazie a sentenze della Corte di Giustizia Europea sulle
libere associazioni, è più difficile usare come capro espiatorio la
segretezza massonica
per addebitarvi ogni tipo di misfatto e pericolosità sociale. Tutti
sanno che vi sono precise tutele a garanzia del segreto delle
associazioni o delle professioni. Basta citare il segreto
professionale dei giornalisti, dei medici, degli avvocati, dei
psicologi, quello aziendale ben tutelato da misure preventive e
repressive, per non parlare del segreto d’ufficio nelle istituzioni
pubbliche e del più famoso segreto di Stato. Le famiglie hanno
diritto alla loro privacy e come i singoli individui sono tutelati da
una legge specifica. Il segreto della confessione in ambito religioso
è tutelato da un diritto parallelo a quello civile. Nella
massoneria il segreto è indicatore di malaffare, solo in Italia,
però. Gli stessi diritti riconosciuti a individui e comunità
organizzate non possono essere riconosciuti ai singoli massoni e alle
loro istituzioni. Non rimane che rendere pubblici i verbali degli
incontri, ma anche allora la questione del segreto continuerebbe ad
esistere come indicatore di malaffare. Anche la presenza alle
riunioni di un carabiniere sorteggiato tra tutti i carabinieri non
farebbe cambiare opinione. Evidentemente, Non
si vuole cambiare opinione.
E’
sempre necessario un racconto ausiliario, negativo, che metta una
pezza all’incapacità politica ed economica di progredire!
Se
per segreto si intende l’esperienza emotiva e intellettuale che si
formano all’interno di una loggia massonica, allora questa
esperienza non è trasmissibile mediante racconto né scritto, né
verbale. Non è possibile ereditare e comprendere l’esperienza
massonica senza una predisposizione emotiva dettata dalla volontà
ricettiva.
Il
male maggiore oggi, però, non proviene dall’ignoranza di coloro
che diffondono idee profondamente errate, racconti di comodo, senza
conoscere la massoneria. Il male maggiore alla massoneria, però, lo
fanno i massoni stessi quando si arrendono, ritenendo i difetti della
natura umana non modificabili neppure nelle loro istituzioni, create
proprio per dare battaglia con ogni mezzo ai tre cattivi compagni.
Oggi,
nel mondo, ma soprattutto in Italia, viviamo una forma mostruosa di
colonialismo, diversa dalle precedenti: la
colonizzazione del futuro, la colonizzazione verticale.
Il discorso, il racconto, non funziona perché si è rotta l’alleanza
dell’uomo con il futuro. Noi siamo chiamati a ripristinare e
difendere ovunque l’alleanza con in futuro. E’ un’alleanza che
costa molto, come tutte le vere e durature alleanze. Da non ebreo,
penso, come riferimento, all’alleanza del Popolo ebraico con Dio. E
la scelta dei sacrifici deve essere netta. Di associazioni esoteriche
che soddisfano esigenze personali e mistiche ce ne sono tante, la
strada della massoneria italiana non è quella, per continuare ad
avere un senso nella storia. Il Discorso, il racconto, la narrazione,
la Parola, il Mito, oggi, deve avere come oggetto il futuro delle
nuove generazioni. Il resto è prevalentemente egoismo mistico,
contemplazione egoistica.
DOMANDA
Oggi,
nel mondo, ma soprattutto in Italia, viviamo una nuova forma
mostruosa di colonialismo, diversa dalle precedenti: la
colonizzazione del futuro, la colonizzazione verticale.
I
vertici dell’associazione massonica, alla luce della storia della
massoneria universale, hanno una chiara strada da indicare? Come la
massoneria dà senso alla sua esistenza?
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