Sono
passati esattamente due anni dalla prima volta che, con il Rito di York, ci recammo
a Lisbona. La prima volta su suggerimento di Tiziano abbiamo scoperto dei
luoghi ricchi di storia, fascino e soprattutto di simboli, questa volta abbiamo
avuto la fortuna di avere il Presidente del Clan come guida esoterica
d’eccezione in questi luoghi che molto hanno da raccontare. Per questo motivo
si è deciso di redigere questa sorta di “diario di viaggio” che racconti le sue
riflessioni e gli insegnamenti che solo chi percorre i sentieri della
Conoscenza è in grado di poter trasmettere.
Se
mi è concessa una piccola riflessione personale devo ammettere che Tiziano è
una persona che ho imparato ad apprezzare con il tempo e con la frequentazione;
perché non è una di quelle persone a cui piace ostentare la propria conoscenza,
anzi, si pone sempre un passo dietro gli altri consapevole del fatto che poi
alla fine ognuno di noi deve percorrere la propria strada. Alle mie insistenti
domande, da curiosa ed irruente profana, molto spesso non ha risposto
direttamente, anzi il più delle volte non ha risposto proprio, imponendomi di
ricercare e di studiare per poi ritornare da lui con una interpretazione, con
delle ipotesi che sono state la chiave per accedere a discussioni nelle quali
mi ha fornito spunti per approfondimenti e riflessioni, solo allora sono
arrivati dei suggerimenti, quasi a voler dire, parafrasando il suo modo di
esprimersi “bene!, adesso prova a collegare questo che mi stai dicendo con
quello che sai della storia dei Templari” e li poi arrivava in genere una
perla, o un piccolo regalo; una citazione di un pezzo delle Scritture ad
esempio. Ma nulla più.
Qualche
volta invece si limitava a notare ad alta voce un particolare esclamando “ bellissimo! Due animali che mangiano il
fiore della vita!” e poi il silenzio.
Ecco alla fine quando frequenti Tiziano devi
studiare per forza, ed ogni pezzo di Conoscenza te lo guadagni con fatica ed
ore passate davanti al PC o sui libri, quando basterebbe un ora nella quale ti
spiegasse quello che sa. Invece no, lui quello che sa non te lo dice nemmeno
sotto tortura! All’inizio reputavo odioso questo atteggiamento, poi chissà
ormai sarà l’abitudine o meglio la rassegnazione ho imparato a conviverci, e vi
dirò che forse ho anche imparato ad apprezzarlo in un mondo nel quale tutti
soffrono di sindrome di protagonismo e vogliono a tutti i costi riversarti
addosso quanto sanno non tanto per permetterti di crescere, ma molto spesso per
dimostrarti che “loro” sanno. Ecco a Tiziano, purtroppo per me, non importa
dimostrare nulla.
Ora
vi starete chiedendo dove voglio andare a parare con questo preambolo e che ha
che vedere con Lisbona, era solo per dire che quello che leggerete è il frutto
di questi ami lanciati nel mare della interpretazione dei simboli e dei pesci
che hanno abboccato.
Forse
è solo frutto di coincidenze, o più probabilmente il fatto di essere il
Presidente di un Clan come quello dei Sinclair la cui storia familiare si
intreccia con quella dell’Ordine del Tempio è una sorta di Vip Pass per
elementi strettamente connessi con i Templari. Nonostante due anni fa avessimo
visitato il Castello de S. Jorge la statua di Alfonso il Conquistatore proprio
non l’avevamo vista. Il Re portoghese Alfonso I il Conquistatore (1139-1185)
infeudò i cavalieri del Tempio della regione montuosa delimitata dai corsi del
Nabão, dello Zêzere e del Tago per ricompensarli del ruolo avuto nella guerra
di Reconquista a partire dal 1147.
Come
sappiamo il Portogallo, al pari della Scozia, dopo la soppressione dell’Ordine
da parte della corona francese, accolse i Templari superstiti, gli anni in cui
si svolsero i fatti appena citati mostrano una relazione con l’Ordine del
Tempio già a partire dal loro periodo d’oro e le fattezze della statua sono
evidente segno che Re Alfonso fosse un appartenente all’Ordine; lo possiamo
vedere dall’abbigliamento, la tipica cotta da Cavaliere, e dallo scudo di
foggia templare su cui fa bella mostra di se la croce patente simbolo da sempre
degli appartenenti all’Ordine.
Non
deludendo le nostre aspettative, anche la Cattedrale di Lisbona ci ha regalato
momenti di crescita , avevamo già parlato di lei in un precedente articolo di
questa rubrica “i luoghi della leggenda” da cui prenderemo qualche informazione
giusto per ricollocare i simboli su cui ci siamo maggiormente soffermati.
Due accenni storici sono doverosi:
Nel
1150 Alfonso I il Conquistatore fece costruire, sul terreno dove sorgeva una
Moschea, una sontuosa Cattedrale il cui destino e la cui architettura furono
segnati da ben tre terremoti; motivo per il quale quello che ci ritroviamo ad
ammirare oggi è un mosaico di architetture molto diverse motivate da azioni di
restauro e di manutenzione o addirittura di ricostruzioni successive. La
facciata principale di questa Cattedrale è in stile Romanico, ma contiene elementi che richiamano più lo stile
Gotico di ispirazione squisitamente Francese, perché a questa facciata romanica,
sono affiancati due torri campanarie gemelle, e al centro ed in altro, in
corrispondenza del portale, il grande rosone circolare. Le parti più antiche
restano quindi il deambulatorio ed il chiostro; perché sono le uniche rimaste
integre dopo il terremoto, sono risalenti quindi all’epoca della costruzione. Il
deambulatorio nascosto dietro l’abside, è costituito da nove cappelle gotiche,
il chiostro del XIII secolo custodisce importanti scavi archeologici, come
manufatti in pietra del VI secolo A.C., una cisterna medievale, botteghe e
fondamenta islamiche. Nella cappella dei Santi Cosma e Damiano, troviamo i sarcofagi del XIV secolo di Lopo
Fernandes Pacheco, compagno d’armi di Alfonso IV, e di sua moglie Maria
Villalobos, tra i migliori esempi di sarcofagi della Cattedrale e di tutta la
produzione tumulare portoghese. Lopo Fernandes Pacheco fu elevato Cavaliere
dallo stesso Alfonso IV, e scelse personalmente come dimora per il suo sonno
eterno la Cattedrale di Lisbona in modo da poter essere sempre al fianco del Re
che aveva in vita servito con onore e lealtà.
L’effige
del suo sarcofago lo dimostra in quanto lo ritrae con la sua spada da Cavaliere
ed un cane ai suoi piedi. Nell’antichità il cane era uno dei simboli che
rappresentavano il Male solo nel Medioevo venne associato alla fedeltà.
Ma
è un particolare di non poco conto che ci riporta all’Ordine del Tempio; la
lunga barba di Lopo Fernandes Pacheco, infatti i
Templari portavano come segno distintivo la barba lunga.
Ma un altro particolare presente sul sarcofago ha attirato
l’attenzione di Tiziano; l’immagine di due cani che sembrano aver divorato un
terzo animale di cui si intravede solo una zampa.
Tutto lascia pensare che si tratterebbe di un Gallo, che cosa
potrebbe voler significare? Ad un primo e frettoloso sguardo potrebbe sembrare
una scena cruenta, ma da un punto di vista simbolico, spiega Tiziano, l’atto di
“Mangiare” divorando qualcosa o qualcuno ha a che vedere con l’atto stesso di
appropriarsene. I cani, nel momento in cui lo mangiano si appropriano
simbolicamente delle caratteristiche esoteriche rappresentate dal gallo. Le
fanno letteralmente proprie.
Da sempre Il Gallo è un animale strettamente legato al
Sole, di cui annuncia il
sorgere. E' il simbolo della rinascita ed è un alleato delle forze benefiche e
protettrici, in tal modo molto probabilmente i due animali, che sono coloro
deputati a vegliare per l’eternità il Cavaliere, nutrendosi del Gallo vogliono
appropriarsi delle sue caratteristiche protettrici. Sicuramente questo sarà
oggetto di studi e riflessioni più approfondite una volta tornati in Italia.
Immersi
in un Universo simbolico composto fa Green Man, pentalfa e sigilli di Salomone,
nel chiostro una statua lignea di una Maddalena evidentemente gravida, tanto
che viene chiamata la Madonna “riempita”.
Non
poteva mancare il misterioso capitello di cui avevamo parlato nel precedente
articolo, di cui riportiamo qualche frase:
Infervorata dalle allora recenti letture
sulla più famosa Cappella di Rosslyn nelle vicinanze di Edimburgo edificata dai
Templari, mi sembrava di aver scoperto qualcosa di eccezionale e di molto
simile al mais presente nella cappella, ovviamente senza tralasciare tutto il
discorso che ne consegue. Ho quindi sottoposto l’immagine ad altri per averne
un parere, e con mio sommo piacere si è intavolata una lunga ed accesa
discussione sui simboli; alla fine arrivammo ad un compromesso più che ad una
vera e propria conclusione, poteva trattarsi di “frutti” di Agave, più
precisamente assomigliava al bulbo della pianta che viene lavorato al fine di
estrarne il succo. Prima che esistesse la tequila, gli aztechi mischiavano
succo d’agave e sale come rimedio per diverse infezioni della pelle. Studi
recenti hanno confermato che l’agave ha effettivamente molte proprietà
curative, ma noi ne sfruttiamo quelle alimentari nelle diete ipoglicemiche e
ipocaloriche. Il succo o sciroppo d’agave si ricava dall'agave
blu (Agave Tequilana),
appartenente alla famiglia delle Agavaceae,
una pianta succulenta del deserto del Messico. Ha radici
lunghe e numerose, fusto breve, con rosetta di foglie carnose
dotate di molte fibre, se tagliate presentano una struttura
gelatinosa. Nelle foglie è quasi sempre presente la spina apicale, a
volte le spine compaiono anche lungo i margini. Fiorisce presentando
un'alta infiorescenza ai 7-8 anni di età della
pianta, che in genere alla maturazione dei frutti secca. La zona dove si
registrano le migliori condizioni ambientali per la coltivazione dell’agave è
l’area geografica di Jalisco, vicino a Tequila.
L'agave è piantata in territori estesi, dove i contadini la
fertilizzano e la nutrono per diversi anni. Dopo i
primi tre anni, le cime delle foglie vengono tagliate per accelerare la
crescita e farla così maturare in 8 - 11 anni, per poter
ricavare il miglior succo d'agave Lo sciroppo d'Agave è prodotto dall'amido
della pianta, contenuto nelle radici a bulbo simili ad
ananas, e chiamate dalle popolazioni locali "cuore".
Si ottiene con un processo di estrazione e concentrazione totalmente naturale.
Il succo viene filtrato dalle parti solide, poi lo si fa scaldare
in modo da trasformare i carboidrati (l'amido) in zuccheri
(fruttosio) e poi viene concentrato fino a ottenere
uno sciroppo, leggermente più fluido del miele, ma senza
sapore, in grado di dolcificare il 25% in più dello zucchero
bianco.
La cosa curiosa è che effettivamente c’erano dei
parallelismi con Rosslyn, infatti anche l’agave era una pianta originaria della
porzione meridionale del Nord America, delle isole caraibiche, e della parte
settentrionale del Centro America, con una maggiore concentrazione di varietà e
diffusione nell'attuale Messico. Solo A partire dal XVIII secolo furono
esportate dapprima in Europa, per motivi di studio e come piante ornamentali;
successivamente furono esportate per le loro capacità produttive soprattutto in
colonie di paesi europei che avessero caratteriche climatiche simili a quelle
dei paesi d'origine. Come poteva essere conosciuta in Portogallo nel 1100?
Arrivati
a questo punto del racconto credo che tutti noi conosciamo la risposta.
Nella
colonna della foto, di cui purtroppo non abbiamo informazioni, sembrano
rappresentate le tre processioni della consacrazione del Tempio di Salomone. Ma
la colonna è incompleta o fortemente danneggiata e fa parte di un gruppo di
reperti in marmo bianco abbandonati in un angolo del chiostro. Sembrano far
parte di un blocco unico ma non sappiamo la loro funzione ne tanto meno la
collocazione originaria, sugli altri sono rappresentate scene che richiamano ad
episodi del Vecchio Testamento, ma visto lo stato in cui si trovano è difficile
ricostruirne il percorso di senso.
Interessante
è anche il sarcofago abbandonato quasi rivenuto in una nicchia del chiostro
accanto a tanti altri in pessimo stato conservativo, curiosa è la
rappresentazione di due diversi tipi di bastoni; il primo che richiama il
bastone vescovile che ha il nome di Pastorale che è simbolo dell’autorità
ecclesiastica e spirituale del Vescovo. Accanto un bastone che potrebbe essere
una rappresentazione simbolica del Bastone Fiorito di Aronne.
Sebbene
molti sono gli spunti di riflessione emersi da questa visita e nonostante forte
sia il senso di appagamento tante restano le domande che non hanno una
risposta, tanti i simboli su cui lavorare ed interrogarci. Nonostante nella
nostra visita abbiamo perso il senso del tempo, come conviene che accada in un
luogo sacro, siamo consci di aver percorso appena pochi passi sul cammino della
conoscenza.
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