Sole e luna sono semplici archetipi della polarità o un più complesso strumento iniziatico?
La polarità è la condizione di complementarità tra due elementi opposti e
alternativi che rappresentano i punti più estremi di una medesima
realtà (tao); una realtà che dunque può essere concepita solo attraverso
la presa di coscienza dell'interdipendenza tra i due poli: infatti non
ci sarebbe possibile comprendere la luce senza il buio, il pieno senza
il vuoto, il bene senza il male.
L'alternanza tra bianco e nero presente sui nostri pavimenti sintetizza
così esaustivamente questo concetto, da farmi pensare che l'Architetto
che progettò il Tempio, quando scelse di portare la simbologia del sole e
della luna tra le colonne, non volesse semplicemente ribadire il
concetto della polarità, già ben espresso dal pavimento a scacchi, ma
ambisse a sintetizzare qualcosa di più ampio.
Del resto sole e luna non sono poi così alternativi l'uno all'altro;
alzando gli occhi infatti è facile trovarli contemporaneamente presenti
nel cielo: tutti i giorni.. ad eccezione di quelli in cui la luna è
piena e sorge nel momento stesso in cui il sole tramonta.
Di conseguenza, la simultanea presenza nel cielo dei due luminari
potrebbe sembrare poco coerente con la peculiare alternanza intrinseca
nel concetto di polarità.
Inoltre, la luna riflette la luce del sole ma non si può certo dire il
contrario; come possiamo quindi conciliare la simbologia dei due astri
con l'interdipendenza, che è principio fondamentale della polarità?
Alla luce di queste considerazioni avanzo una tesi che, priva di
qualsiasi ambizione accademica, si pone l'obiettivo semplice di
scatenare qualche riflessione in più sul significato simbolico che hanno
il sole e la luna nel Tempio.. un significato che credo si spinga oltre
al concetto di polarità ed oltre all'accezione maschile o femminile che
di tempo in tempo è stata conferita dalle civiltà osservatrici.
Fin dal principio l'uomo fece un uso strumentale dei due luminari; per
esempio attraverso lo studio e l'osservazione delle fasi del nostro
satellite, egli imparò a misurare il tempo con estrema precisione; basti
pensare ai calendari lunari che erano particolarmente funzionali per la
programmazione delle attività agricole, dalle quali dipendevano le
disgrazie e le fortune dei popoli.
Del resto la luna, con le sue molteplici fasi, ben esplicita il ciclo
del tempo che scorre ed in analogia con l'esperienza umana: nasce,
cresce, decresce e muore.
D'altra parte il sole ha permesso all'uomo di orientarsi e di muoversi
nello spazio con più facilità; i punti cardinali sono il risultato
dell'apparente movimento del sole in rapporto alla terra; inoltre
attraverso la proiezione dell'ombra si rese possibile misurare distanza e
altezza di un corpo (Talete) e quindi concepire lo spazio nella sua
tridimensionalità.
Per questo avanzo l'ipotesi che il sole e la luna nel Tempio siano da concepire come gli
strumenti (celesti) necessari all'uomo per la misurazione dello "spazio" e del "tempo".
Ma perché portare spazio e tempo nelle nostre officine? E perché mai volerli misurare?
Già, pare strano. Tuttavia se ci rifletto bene lo spazio e il tempo sono
ciò che più caratterizza l'esperienza dello spirito nella sua forma
materiale e dunque misurarli significherebbe per l'uomo concepirsi.
Io sono qui ora.
Se penso a quel Verbo che era nel Principio, perfetto e non udibile, lo
immagino vagare come un'onda impossibilitata ad infrangersi, per assenza
di spazio, forme ed ostacoli sui quali riflettersi e rimbombare.
Un'onda perenne e senza tempo, incapace di contrarsi, avvolgersi,
arretrare e rilanciarsi.
Una vibrazione tanto sola da farsi vita, attraverso il tempo e lo spazio, così da potersi concepire ed affermare:
sono qui ora.
Sole e Luna nel Tempio vogliono forse spronare l'uomo a concepirsi e ad
individuarsi per ciò che è, qui ed ora, in questa forma e in questo
tempo, al contrario di quanto invece ci vorrebbero far credere le
teologie dell'aldilà, che deconcentrandoci dalla nostra esistenza ci
hanno convinti che la vita non sarebbe altro che la sala d'attesa di
un'esperienza post-mortem.
Teorie non coerenti con lo spirito dell'uomo libero che come tale non è in attesa di giudizio!
L'uomo libero non dà per ricevere una ricompensa, neppure se questa fosse divina.
Ma soprattutto l'uomo libero non ha la pretesa di allungare la propria
vita dopo la morte, piuttosto ha l'ambizione di dilatare il tempo in
vita, vivendo ogni singolo momento: cercando l'illuminazione.. qui ed
ora.
L'illuminazione infatti non sarebbe altro che la dilatazione di attimi
nei quali è possibile concepire, seppur per un momento, cose invisibili
ai sensi fino a quel momento, impossibili da comprendere anche in
decenni di studio.. cose complesse, come la Vita appunto, come l'Uomo.
Qualcuno sostiene che la parola Paradiso tragga la sua origine
dall'antico iranico e significherebbe "recinto" (l'Eden?!) e più
precisamente deriverebbe dal concetto di "murare intorno".
Recintare è l'atto di definire un determinato spazio in un determinato
momento, qui ed ora appunto; mentre "murare intorno" è ciò che noi
facciamo costruendo il Tempio.
Potremmo dunque ipotizzare che il tanto chiacchierato Paradiso sia nel
Tempio e quindi nel nostro corpo e nella nostra esperienza di vita
terrena, qui ed ora?
e se così fosse.. cosa staremmo aspettando per viverlo?
Beh, torno a terra poiché per rispondere a queste domande bisognerebbe prima riuscire a concepirsi.
Chissà allora che Sole e Luna possano aiutarci.
Qui ed ora. 🌝🌙
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