martedì 11 ottobre 2016

“Mito e Massoneria nella società contemporanea” di Pietro Alacchi



Il mito è l’equivalente della Parola, il racconto, la narrazione. Oggi potremmo dire, dal punto di vista dell’archeologia del sapere, che il mito è il Discorso.
Al centro di una civiltà c’è un racconto condiviso, un processo di identificazione, una possibile forma di conoscenza del mondo e di ciò che è il bene della comunità a cui si appartiene,
il bene con un suo ordine e una gerarchia interna.
Il racconto è ciò che unisce, che guida e fa riconoscere i membri di una comunità. La Comunità si forma intorno al racconto. Ciò è avvenuto nel passato grazie ad una volontà ricettiva sorretta da una predisposizione emotiva, che i riti di iniziazione partecipavano a formare e valorizzare.
Qual è il racconto che ci unisce oggi, il mito, la Parola, il Discorso? E quali sono i riti di iniziazione che si basano sulla predisposizione emotiva e sulla volontà ricettiva?
Il sistema educativo è stato delegato a fornire il racconto, o forse meglio dire il Discorso, finalizzato a formare la comunità. Altri sistemi partecipano a formare le comunità e tutti assomigliano sempre più a meccanismi freddi che formano uomini dai bisogni emotivi reificati, uomini che stigmatizziamo senz’anima, senza una missione dotata di senso etico, che fagocitano attenzioni, emozioni e restituiscono denaro quando ne hanno troppo e pacche sulle spalle quando pensano di non averne abbastanza per un paio di vite.
In questo contesto relazionale si manifesta palesemente un deficit etico del racconto del Discorso che tiene insieme la comunità e il livello di civiltà raggiunto. Il deficit etico, sostituito dall’istinto di sopravvivenza delle tante istituzioni, fa emergere miti transitori, occasionali, basati prevalentemente sul successo consumistico, ma anche su percorsi spirituali individualistici, che, comunque, tendono a sollevare la coscienza dal duro lavoro richiesto dalla ragione.
I media, in particolare, per una finalità o per l’altra, alleviano lo sforzo della ricerca della verità. Non solo forniscono la verità pronta da consumare, ma sollevano dai doveri dei singoli e assolvono dai sensi di colpa dall’aver contratto un debito con la ragione. Perché la verità da supermercato abbia un effetto “curativo” o “salvifico” nelle persone deve fornire anche un capro espiatorio a cui addebitate le responsabilità. Questo capro espiatorio è costituito, quando i Rom, gli ebrei e gli extracomunitari non possono essere tirati in ballo per evidente incompatibilità con i fatti da spiegare, dai massoni. Nell’individuazione del capro espiatorio, la massoneria occupa il posto legato a fatti di un’economia capitalistica malata e a volte a pratiche magiche e satanistiche. La massoneria è il capro espiatorio ideale quando la ricerca della verità segna il passo, in delitti in ambito satanistico ma soprattutto nel malaffare nazionale e internazionale, quando il racconto o il discorso registra un deficit strutturale, non colmabile se non con un racconto ausiliario, tappabuchi, in negativo.
Il racconto ausiliario, negativo, che dovrebbe unire il popolo e liberare la coscienza dalla persecuzione del dubbio, ha come protagonista i massoni. Le associazioni massoniche diventano per natura eticamente deprecabili e il risultato finale è un’ipotesi di reato penalmente perseguibile. La non conoscenza della storia della massoneria, poi, rende tali uomini ancora più facilmente colpevoli e molto pericolosi agli occhi di chi si sente minacciato dal dubbio.
Perché i massoni sono il capro espiatorio ideale?
La nostra convinzione di fare il bene della patria e dell’umanità costituisce una “inaudita pretesa, una inaudita speranza” per le istituzione politiche e per quelle religiose italiane. Da qui l’origine dello storico e convenientissimo sospetto nei confronti della Massoneria nel nostro Paese e la conseguente scelta del capro espiatorio nel giustificare le inettitudini e i fallimenti delle nostre istituzioni. Se la politica non funziona, è inefficiente ed inefficace e se c’è tanta corruzione la colpa è dei massoni. Se la visione timorosa di Dio non dà più buoni risultati e i dubbi colpiscono anche la speranza in senso cristiano, la colpa è dei massoni. La ragione rende la vita difficile! Forse conviene ritagliarci anche noi un pezzettino di monopolio in qualche attività umana tollerata, una riserva? A volte mi domando se non viviamo già in una riserva, parte di un Discorso (racconto) più grande.
Nei Paesi in cui prevalgono i monopoli economici, politici e spirituali (un triangolo non magico), che nei momenti di crisi si sostengono l’un l’altro nell’orientare l’uomo a forme di servilismo intellettuale e materiale, il sospetto verso la massoneria si trasforma in odio e persecuzione mediatica e, di conseguenza, giudiziaria. La massoneria è periodicamente, quindi, capro espiatorio per i mali che affliggono la società dei monopoli e dell’immobilismo civile.
La “pretesa inaudita” di dedicarsi al bene della Patria e dell’Umanità da parte dei massoni viene percepita come la messa in discussione del monopolio della visione del bene e del male a cui aspirano molte istituzioni nei loro rispettivi ambiti di attività. Per reggersi, i monopoli del bene e del male devono dare continuità ad una visione necessariamente statica, definitiva, conservatrice, meglio rispondente alla cura di interessi materiali, intellettuali e spirituali consolidati.
La pretesa della massoneria di lavorare per il bene dell’umanità è un pericolo oggettivo nelle società caratterizzate da una natura estrattiva, cioè caratterizzate dalla priorità della conservazione di privilegi e dalla negazione dell’applicazione dei diritti fondamentali e del riconoscimento del merito. In queste società a governare l’economia e la politica sono sempre le stesse famiglie, i cui membri diretti e indiretti o aggregati, ciondolano nelle imprese e istituzioni, negando un vero ricambio intellettuale e generazionale insieme.
Le inchieste di veri giornalisti rimangono nell’ambito nel loro settore o del cortile della politica di un modo di essere Paese politicamente periferico e senza speranza. I media molto spesso non concepiscono, non comprendono il bisogno di uomini e donne di esercitare la libertà di pensiero nei modi che ritengono più opportuni, e non secondo il piacimento dei monopoli etici e materiali esistenti. Ovviamente, la massoneria costituisce un pericolo per coloro che piegano abitualmente la democrazia a ciò che meglio protegge il sistema dinastico pubblico e privato. Chi è abituato a banchettare con la carne umana, con l’intelligenza delle nuove generazioni e con l’indebitamento delle generazioni future, non intende rinunciare alla propria rendita, ai privilegi. La naturale e consapevole opposizione del mondo iniziatico alla natura estrattiva delle istituzioni del Paese fa della massoneria un’organizzazione elitaria e pericolosa.
Mentre in Italia si portava al rogo Giordano Bruno perché sosteneva l’esistenza di un Dio infinito riconoscibile ovunque, anche nella carne e nelle ossa di ogni essere vivente, in Inghilterra il filosofo Francesco Bacone, fondatore della scienza moderna, ovvero dell’osservazione della natura e dell’esperimento ripetibile nella ricerca della verità, era membro della corte di Elisabetta I Tudor e poi di Giacomo I Stuart, Membro del Consiglio Privato. Uno bruciato vivo per il pensiero non conforme alle tesi sposate dalla religione cattolica, l’altro ben considerato e ascoltato nelle stanze più alte del potere di quella nazione che si apprestava ad essere la guida del mondo moderno in ogni ambito.
Ancora oggi i Giordano Bruno oggi vengono mandati via dall’Italia o costretti a buttare al vento le conoscenze acquisite e soprattutto l’investimento che tutti noi abbiamo fatto su di loro, la passione per il progresso umano per servire i soliti noti. In Inghilterra i Francesco Bacone sono ancora di casa nelle più alte sfere del Regno, insieme ai nostri Giordano Bruno.
Negli ultimi anni, grazie a sentenze della Corte di Giustizia Europea sulle libere associazioni, è più difficile usare come capro espiatorio la segretezza massonica per addebitarvi ogni tipo di misfatto e pericolosità sociale. Tutti sanno che vi sono precise tutele a garanzia del segreto delle associazioni o delle professioni. Basta citare il segreto professionale dei giornalisti, dei medici, degli avvocati, dei psicologi, quello aziendale ben tutelato da misure preventive e repressive, per non parlare del segreto d’ufficio nelle istituzioni pubbliche e del più famoso segreto di Stato. Le famiglie hanno diritto alla loro privacy e come i singoli individui sono tutelati da una legge specifica. Il segreto della confessione in ambito religioso è tutelato da un diritto parallelo a quello civile. Nella massoneria il segreto è indicatore di malaffare, solo in Italia, però. Gli stessi diritti riconosciuti a individui e comunità organizzate non possono essere riconosciuti ai singoli massoni e alle loro istituzioni. Non rimane che rendere pubblici i verbali degli incontri, ma anche allora la questione del segreto continuerebbe ad esistere come indicatore di malaffare. Anche la presenza alle riunioni di un carabiniere sorteggiato tra tutti i carabinieri non farebbe cambiare opinione. Evidentemente, Non si vuole cambiare opinione. E’ sempre necessario un racconto ausiliario, negativo, che metta una pezza all’incapacità politica ed economica di progredire!
Se per segreto si intende l’esperienza emotiva e intellettuale che si formano all’interno di una loggia massonica, allora questa esperienza non è trasmissibile mediante racconto né scritto, né verbale. Non è possibile ereditare e comprendere l’esperienza massonica senza una predisposizione emotiva dettata dalla volontà ricettiva.
Il male maggiore oggi, però, non proviene dall’ignoranza di coloro che diffondono idee profondamente errate, racconti di comodo, senza conoscere la massoneria. Il male maggiore alla massoneria, però, lo fanno i massoni stessi quando si arrendono, ritenendo i difetti della natura umana non modificabili neppure nelle loro istituzioni, create proprio per dare battaglia con ogni mezzo ai tre cattivi compagni.
Oggi, nel mondo, ma soprattutto in Italia, viviamo una forma mostruosa di colonialismo, diversa dalle precedenti: la colonizzazione del futuro, la colonizzazione verticale. Il discorso, il racconto, non funziona perché si è rotta l’alleanza dell’uomo con il futuro. Noi siamo chiamati a ripristinare e difendere ovunque l’alleanza con in futuro. E’ un’alleanza che costa molto, come tutte le vere e durature alleanze. Da non ebreo, penso, come riferimento, all’alleanza del Popolo ebraico con Dio. E la scelta dei sacrifici deve essere netta. Di associazioni esoteriche che soddisfano esigenze personali e mistiche ce ne sono tante, la strada della massoneria italiana non è quella, per continuare ad avere un senso nella storia. Il Discorso, il racconto, la narrazione, la Parola, il Mito, oggi, deve avere come oggetto il futuro delle nuove generazioni. Il resto è prevalentemente egoismo mistico, contemplazione egoistica.
DOMANDA
Oggi, nel mondo, ma soprattutto in Italia, viviamo una nuova forma mostruosa di colonialismo, diversa dalle precedenti: la colonizzazione del futuro, la colonizzazione verticale.
I vertici dell’associazione massonica, alla luce della storia della massoneria universale, hanno una chiara strada da indicare? Come la massoneria dà senso alla sua esistenza?



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