Chi sono i Sufi? Sono i mistici
dell' Islâm, divisi in più confraternite a seconda delle correnti
interpretative della mistica via dell' ascesa a Dio. Sorte dalla lettura
culturalmente progredita del Corano precipua degli Iraniani in unione con
tecniche filosofico-sciamaniche dei Turchi, le correnti sufiche nacquero nell'
Asia centrale, e dai Turchi vennero diffuse in tutto il mondo islamico. Nel
mondo turco emersero ordini che promossero correnti mistiche ricche di
pensatori eminenti; presso gli Arabi e alcune popolazioni arabofone le
confraternite dei Sufi degenerarono in correnti politiche integraliste o di
bassa spettacolarità a carattere magico.
A questo proposito, affinché il
discepolo impari subito il valore dei termini e la necessità di usarli
correttamente, durante uno dei primi incontri il Maestro sufi è solito
raccontare una novelletta intitolata Quadrupedi:
"Un funzionario della Corte
imperiale transita per un paesino col suo seguito. E' il mezzogiorno, e il
sindaco l'invita a tavola. Davanti ai contadini attoniti questi spiega di
essere nientepopodimeno che il maestro elementare dei figli dei cuochi
dell'imperatore. Grazie alla sua carica, agli emolumenti, ai regali, ai
risparmi s'è potuto costituire una buona fortuna, e in un ampio appezzamento di
terreno nei pressi della capitale, fra muli, cavalli, asini e cammelli possiede
ben duecento quadrupedi. E si pensi che ogni quadrupede vale in media quattro
denari d'argento. Uno del villaggio, Nasruddin [il Bertoldo dell'Îslâm],
interviene:
""Io possiedo
cinquanta quadrupedi, e se li vuoi comperare, te li vendo a un denaro d'argento
l'uno".
"Il maestro dei figli dei
cuochi imperiali pensa di poter fare un affare sulla dabbenaggine del povero
gonzo, e per non aver sorprese, chiama un notaio e stipula un contratto:
"Acquisterà cinquanta quadrupedi a una moneta d'argento l'uno; se uno dei
due contraenti mancherà all'impegno reciproco, diverrà schiavo
dell'altro". Detto fatto, con una copia del contratto in mano, lo scemo
del villaggio va a casa sua, e poco dopo torna con due facchini carichi di
ceste contenenti cinquanta conigli. "Ecco - dice - i quadrupedi!".
""Ma perbacco! -
ribatte l'altro - questi sono solo conigli, e valgono una moneta di bronzo
l'uno, non d'argento!".
""Senz'altro,
degnissimo - ribatte Nasruddin - Sono conigli, ma non sono bipedi, sono
quadrupedi. E tu quadrupedi ti sei impegnato a comperare! Quindi paga"
(novelletta tratta da: G. Mandel: Saggezza
islamica: le novelle dei sufi. Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo
1995)" .
"Sufismo è rinunciare all'accrescimento delle ricchezze dell'ego, per guadagnare la ricchezza del Vero. È più nobile occuparsi della vita del proprio cuore all'interno, che di opere meritorie all'esterno.
Il Sufi ha come scopo, per prima cosa, di raggiungere il Vero e finché non ha trovato ciò che cerca non trova riposo, nè presta attenzione a niente.
"Sufismo è rinunciare all'accrescimento delle ricchezze dell'ego, per guadagnare la ricchezza del Vero. È più nobile occuparsi della vita del proprio cuore all'interno, che di opere meritorie all'esterno.
Il Sufi ha come scopo, per prima cosa, di raggiungere il Vero e finché non ha trovato ciò che cerca non trova riposo, nè presta attenzione a niente.
Sufismo è entrare in ogni disposizione alta, e lasciare ogni disposizione bassa. L'interezza del Sufismo consiste nell'abbandono del superfluo.
Sufismo è
lasciarsi guidare del tutto dal Vero.
Sufismo è
essere osservanti del Vero in ogni circostanza, e avere a cuore
l'autodisciplina. Il Sufi non è contaminato da alcunché, ed ogni cosa è
purificata da lui. Il Sufi che conosce il Vero, nello stare fra gli altri
uomini, tuttavia è altrove da loro. Il Sufismo è più vicino al silenzio che al
discorso.
Il Sufi è colui che non è attaccato a nulla, e niente gli si attacca.
Il Sufi è colui che non è attaccato a nulla, e niente gli si attacca.
Il Sufismo
è un'essenza senza forma. Sufismo è che il Sufi dovrebbe tornare a essere
quello che era, prima di venire in essere.
Il Sufismo
è, al principio, un ricordo, poi diventa estasi, e alla fine non è nè l'uno nè
l'altro: niente più esiste, perché in realtà nulla era mai esistito.
Nulla ci
vela il Vero, se non occuparci non dell'esistenza in sè, ma di noi stessi.
Perchè, dimenticata la nostra esistenza, troveremmo Colui che è all'origine di
ogni esistenza, vedendo nello stesso momento che noi non esistiamo affatto. Il
Vero non è velato da qualche realtà che esiste accanto a Lui, ma ciò che Lo
vela è solo l'illusione che vi sia una qualche realtà, oltre."
(Abu'l-Husayn)
Ecco un’altra interessante storiella:
Ecco un’altra interessante storiella:
Un fiume, nella sua corsa
verso il mare, giunse a un deserto e si fermò. «Se lo attraverso, la sabbia
berrà la mia acqua e io sparirò», si disse, e chiese consiglio al vento. Il
vento gli suggerì: «Lasciati scaldare dal sole, e sotto forma di vapor acqueo
salirai nel cielo. Al resto penserò io».
Il fiume tuttavia replicò che, così facendo,
avrebbe perso la propria identità e sarebbe quindi sparito, poiché la sua
natura era di scorrere maestoso fra due rive di terra, compatto e liquido. Al
che il vento rispose: «Quando salirai nel cielo sotto forma di vapor acqueo
subito diventerai una nuvola. Io ti trasporterò così di là dal deserto e tu
potrai allora cadere di nuovo sulla terra sotto forma di pioggia, e sulla terra
ritornare fiume e giungere fino al mare».
Molti esseri umani ignorano che per attraversare
il deserto della materialità occorre sublimarsi al calore della fede e,
abbandonata la propria identità fenomenica, divenire spirito per giungere
all'oceano del divino.
Cito una parte
del "Mathnawi" di Jalàl àlDìn Rùmì, il fondatore dei Mevlèvi
probabilmente una delle più grandi opere mai scritte, non a caso egli è
definito il Dante Alighieri delle genti turche.
Da notare che, dato che la traduzione è dal persiano antico, i termini di cui alla domanda non si possono affidare unicamente alla lingua italiana.
Da notare che, dato che la traduzione è dal persiano antico, i termini di cui alla domanda non si possono affidare unicamente alla lingua italiana.
"Cavalcare un
corsiero sulla schiuma del mare, leggere una lettera alla luce di un lampo,
è non vedere la fine per avidità; è farsi beffe del proprio cuore e della propria ragione.
La ragione, per sua natura, contempla la fine; mentre l'anima carnale non la vede.
La ragione dominata dall'anima carnale diventa carnale; Giove è vinto da Saturno e diventa funesto.
Tuttavia volgi lo sguardo su questo sfortunato, e volgi lo sguardo a Colui che provoca uno stato negativo.
Lo sguardo di chi contempla il flusso e riflusso di questo mare passa dall'influsso nefasto all'influsso fausto.
è non vedere la fine per avidità; è farsi beffe del proprio cuore e della propria ragione.
La ragione, per sua natura, contempla la fine; mentre l'anima carnale non la vede.
La ragione dominata dall'anima carnale diventa carnale; Giove è vinto da Saturno e diventa funesto.
Tuttavia volgi lo sguardo su questo sfortunato, e volgi lo sguardo a Colui che provoca uno stato negativo.
Lo sguardo di chi contempla il flusso e riflusso di questo mare passa dall'influsso nefasto all'influsso fausto.
Dio ti faccia
passare di continuo da uno stato a un altro, in questo cambiamento manifestando
l'opposto tramite l'opposto, perché
il timore del lato sinistro possa far nascere in te il piacere dei compagni
della destra."
Chiudo con delle immagini delle tombe sufi, qui sotto la tomba
dei Sufi Mevlevì fondati appunto da Rumì
Questa
è la tomba di Rumì, il più grande poeta dell’Islàm definito il San francesco
dell’Islàm.
Questa
è la sala di insegnamento, dove i Sufi Mevlevì imparano a danzare su un piede
solo.
Questa parte del museo di Konya è riservata solo ad
alcuni visitatori e noi abbiamo avuto l’accesso grazie al direttore del museo
di Konya che conosco personalmente.
Il Sufismo è costituito in Ordini, o Confraternite. Confraternite
ben organizzate sin dal X secolo. Un Maestro venerabile, due luci, un copritore
esterno, e gli adepti, che si distinguono in apprendisti (murid), compagni
(`arîf: iniziato) e maestri (shaykh). Si riuniscono in una tekké, o zawiyya, o
dergah: una Loggia, insomma; per solito il lunedì sera per le discussioni in
comune e l' insegnamento evolutivo, spesso sulla lettura di tavole lasciate da
grande Maestri del passato; il giovedì sera per il rituale del dhikr: la
Rammemorazione di Dio.
Per entrare nell' ordine, il neofita si sottopone a una
iniziazione, che comporta anzitutto il ritiro (khalwa) in un gabinetto di
meditazione, ritiro che a seconda degli Ordini va dai tre ai quaranta giorni.
Riceve allora la parola segreta di rito, i passi e le insegne del suo lavoro.
Presso i Bektashi l' iniziando è condotto nella loggia con una corda al collo
(tigbend) e ricevuto, è cinto dal grembiale (peshtemal), che viene mutato ad
ogni aumento di salario. Gli Ordini in generale hanno accolto sin dal XII
secolo il neoplatonicismo attraverso l' ermetismo e la tradizione alchemica
(figlia maggiore dell' Islàm appunto) assumendone i simboli, e questo è del
pari avvenuto nella Massoneria, soprattutto attraverso l' influsso diretto di
Giordano Bruno.
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