Di Michele La Rocca
Cavaliere oggi. Anacronismo che attraversa imperituro secoli
affrontando orde barbariche di plebi derisorie ed al contempo affascina
contemporanee menti eccelse e non, cori univoci di compiacenti aperture alla
storia come strumento di differenziazione e risalto dei valori dell’animo.
Di certo non mera beatificazione del passato a fronte di una
demonizzazione delle generazioni attuali, semmai un modo raffinato per
distinguersi nell’ intrico dei moderni caleidoscopi urbani.
E’ noto, non si appartiene ad una fazione politica e non ci
si riconosce in un'altra a causa dell’individualismo tipico del nostro Bel
Paese,non ci sentiamo uniti nei sermoni del nostro amato Credo costituito da
Dogmi incrollabili , più spesso da deboli certezze e certi praticanti dalla
doppia morale, ma il bisogno di desiderare di appartenere ad un gruppo è così
forte da superare il desiderio stesso e ci costringe sovente alle tipiche
scissioni e sottogruppi che ormai ci contraddistinguono nel mondo.
A che servirebbe d'altronde appartenere ad un dato gruppo se
non con compatta coesione. Certo non siamo più sangue dei Romani ma neppure dei
Barbari ed il bianco e nero da soli non si adattano ad il nostro animo che ci
spinge ad una visione della realtà intrisa di toni grigi ricchi di sfumature
fantasiose tali da divenire persino a colori.
E l’estro da artista che alberga in ognuno di noi percorre la
nostra coscienza in lungo ed in largo svariate volte al giorno così da
“lavare”ogni pensiero rivolto al “Mea Culpa”. Per questo ed altri simili motivi
che i gruppi di appartenenza degni di nota non si caratterizzano mai per
democraticità, semmai si riscontra in loro una certa tendenza alla
“dinasticità” nel comando e nei migliori dei casi ad una elezione per
auto-proposizione dei candidati più esperti. In questo caso non si potrebbero
desiderare guide migliori, tra la millenaria famiglia Sinclair i cui avi
parteciparono alle crociate e furono compagni d’arme del reggente Bruce e
Tiziano e Massimo come qualificati esperti del Templarismo anche esoterico.
Ebbene sotto il patrocinio della famiglia di cui portiamo
fieri lo stemma, il Clan può svolgere un ruolo non di secondaria importanza
oltre che nella ricerca storica anche nel viaggio introspettivo di Fede che
sovente viene rimarcato in chiesa e poche volte si è abituati a fare. Inoltre,
gli aderenti sono uniti dalla passione comune che disciplina il comportamento consentendo di
migliorare la visione del lavoro di gruppo e di stringere nuove amicizie ed
anche se talvolta ci possono essere insofferenze, defezioni e scissioni sono
caratteristiche del comportamento di noi Italiani in generale che pure siamo
stati più volte e siamo protagonisti di primo piano nel panorama della
storia/cultura mondiali.
E il culto della grandezza passata come archetipo cristiano
nazionale ed europeo è pronto a risorgere ogni qualvolta squilli l’adunanza che
riunisce il Clan nei cadenzati appuntamenti, ai quali si presenzia disincantati
ma allo stesso tempo volenterosi e speranzosi, raffinati epigoni dei nostri più
credenti antenati monaci guerrieri.
Ma scrutando attentamente il significato della cavalleria
religiosa odierna possiamo senza alcun dubbio attestarne la concreta utilità,
non più intesa al prosieguo in senso stretto delle sue applicazioni guerresche,
ma ad una meramente spirituale ed a quella di valore terreno palpabilmente più
elevato che è la gioia di imparare a migliorare sé stessi apprendendo i simboli
del passato.
Come definire i membri di un siffatto “Clan” oggi? Gli
aderenti di questo Ordine possono di sicuro definirsi Dame e Cavalieri armati
di grande passione, altruisti, inclini alla ricerca anche esoterica della
storia e ad un comportamento consono al titolo ricevuto. Tutti, ovviamente
rispondono alla condizione prevista anticamente per il conferimento di titoli
nobiliari che almeno moralmente significa l’essersi distinti in qualche modo
nella vita quotidiana ed accomunati dalla voglia di trascorrere il tempo libero
immersi nella materia preferita. Unica regola non scritta: Recarsi almeno una
volta nella vita a “Rosslyn Chapel”..
Il carattere cavalleresco ha ancora oggi una grande valenza
morale, le battaglie combattute attualmente non più con le spade ma con gli strumenti dell’intelletto e della
fede non sono meno difficili e sono più che mai attuali soprattutto in un
epoca, questa, dove la nostra civiltà è debole di valori e tentata dalle
“idolatrie” offerte dalle mille sfaccettature incuneate nei meandri della vita
moderna.
Volendo usare un paradosso potrei affermare che non c’è più
nulla di più moderno del classico, di ciò che rifugge le mode e le nuove linee
di pensiero , ciò che resiste imperterrito ed ostinato nei secoli e che, quando
si è a corto di idee e di valori torna sempre ad essere modello attuale e di
esempio per tutti.
Michele complimenti bella riflessione e ricche considerazioni
RispondiElimina