Attingendo da antichi rituali massonici, ancor
oggi in uso nelle alte camere kadosh, dove si segue la via iniziatica
templare, Franco Cuomo nel suo ultimo romanzo "Il Tradimento del
Templare" (Baldini Castaldi Dalai) identifica nel cavaliere
Squinn de Floyran colui che tradì, fornendo agli inquisitori di Filippo il
Bello le informazioni che portarono alla rovina del Tempio.
La ricerca, però, pone interrogativi sulle
motivazioni di Squinn, che in qualche modo lo riscattano, anche se negli
antichi testi è paragonato a Giuda.
L'inchiesta di Cuomo mette in luce un fitto
intrico di rapporti e di vicende bancarie, che pongono in evidenza il degrado
dell'Ordine del Tempio al ritorno dalla Terrasanta, la disillusione dei suoi
cavalieri, coinvolti in operazioni finanziarie nelle quali si rasentava
l'usura, e soprattutto un insieme di intrighi volti a recuperare ciò ch'era
andato perduto del tesoro templare. Con particolare riguardo a una preziosa
reliquia che avrebbe assicurato al detentore un potere di ricatto enorme sul
papato e le monarchie di diritto divino.
Da questo insieme di elementi scaturiscono le
ragioni profonde del tradimento di Squinn, che a un'analisi storica
approfondita assume più la parvenza di un estremo tentativo di recupero
dell'antica dignità del Tempio, abbattendone simbolicamente le colonne per
ricostruirlo alla luce di una diversa idealità.
De Floyran, che conosce il segreto occulto
della reliquia perduta, è ricercato a Parigi da tutti coloro che ne intuiscono
il potere. Vogliono a ogni costo interrogarlo gli agenti del re di Francia ma
anche i mendicanti assassini della Corte dei Miracoli - dove Squinn è
perdutamente amato dalla zingara Corinna - ma soprattutto i neri cavalieri kadosh,
i "santi" della cavalleria esoterica, dei quali aveva un tempo aveva
fatto parte.
Il romanzo fornisce una spiegazione razionale
della stessa maledizione scagliata dal gran maestro al rogo contro re Filippo e
il pavido papa Clemente, suo indegno complice, incredibilmente avveratasi nel
termine prescritto dell'anno.
Ne deriva una spy-story medievale, nella quale il
cammino di Squinn s'incrocia con protagonisti eccezionali dell'epoca, come
Dante Alighieri (legato ai templari in quanto leader della setta dei Fedeli
d'Amore) e personaggi del mondo islamico, nonché fuggiaschi ed esuli d'ogni
specie, appartenenti alle più disparate corporazioni di mestiere. Con il
coinvolgimento dei Banchieri lombardi e di altri grandi speculatori della
finanza dell'epoca, ambiguamente legati a Filippo nella ricerca di ciò che
resta del tesoro templare.
Un cruento regolamento di conti ristabilirà
l'equilibrio nel Tempio, restituendo il potere al legittimo successore di
Jacques de Molay, contro il quale si preparava un attentato.
E' un libro dal quale gronda sangue. Ma anche un libro
che ci aiuta a intuire con sconvolgente realismo il segreto di tante verità
perdute.
Franco Cuomo
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