domenica 16 luglio 2017

I graffiti esoterici di Giuseppe Andrea Lombardini nei sotterranei dell’Inquisizione di Narni di Douglas Swannie




La scoperta dei sotterranei dell’Inquisizione di Narni
Nel maggio 1979 sei giovani speleologi di Narni, grazie all’indicazione di un anziano contadino, scoprirono un reticolo di stanze affrescate e ricoperte di graffiti, sotto la Chiesa e il Convento domenicano di Santa Maria Maggiore parzialmente crollato (dopo l’abbandono e i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale), che erano state utilizzate dall’Inquisizione come celle per i prigionieri e sale di interrogatori. Tra i vari ambienti scoperti, quello che risulta essere più interessante è la cella completamente ricoperta di graffiti fatti da un prigioniero di nome Giuseppe Andrea Lombardini.
Chi era Giuseppe Andrea Lombardini?
Il tutto nasce da un episodio di insubordinazione: il 21 novembre 1759 Pietro Milli, detto il veneziano, birro del Sant’Uffizio di Piediluco, venne arrestato per blasfemia e per aver insultato il vicario inquisitoriale di Piediluco, e fu portato al Sant'Uffizio di Spoleto, dal quale dipendeva la vicaria di Piediluco.
Due suoi colleghi, il caporale Giuseppe Andrea Lombardini e il birro Francesco Marini cercarono di far fuggire il prigioniero, ma furono scoperti e condannati. Il 4 dicembre il Lombardini fu trasferito nelle carceri del Sant'Uffizio di Narni (vicariato inquisitoriale di Spoleto).
Il 30 gennaio 1760 venne emessa la sentenza definitiva a Roma dalla Sacra Congregazione del Sant'Uffizio, presieduta da papa Clemente XIII in persona, con la quale si ordinava che i due accusati fossero esposti al pubblico ludibrio in catene a Spoleto (ma probabilmente si procedette alla sua esecuzione solo nel mese di febbraio), dove era stato commesso il reato, quindi esiliati a vita dalla stessa città con gravi pene.
Pietro Milli non rimase molto in carcere: fu infatti graziato il 9 aprile 1760. Ma anche a Giuseppe Andrea Lombardini, un decreto della Sacra Congregazione del Sant'Uffizio, tre anni dopo, il 28 dicembre 1763, permise di poter tornare dall'esilio.
I graffiti della cella di Lombardini
Fino a qui un episodio storico probabilmente non particolarmente degno di interesse.
Diventano più intriganti le tracce della detenzione di Giuseppe Andrea Lombardini nella sua cella nella prigione dell’Inquisizione di Narni, sotto il convento di Santa Maria Maggiore, per quasi tre mesi. In questo periodo, egli protestò la propria innocenza e, mostrando di essere un uomo dotato di buona alfabetizzazione e di una conoscenza non comune del simbolismo cristiano e non solo, letteralmente tappezzò le pareti della sua cella con una serie di graffiti enigmatici, con diversi riferimenti alchemici, esoterici, cabalistici e massonici. Da recenti studi si è ipotizzato che Lombardini fosse proprio un massone, e che il Maestro che lo aveva iniziato era proprio quel Pietro Milli, che egli tentò di far evadere dal carcere di Spoleto.
Alcuni messaggi dei graffiti tuttora rimangono sconosciute come l’uso della sequenza palindroma 7:24:42:7 o la sostituzione sistematica della lettera D con la T: alcuni ipotizzano che l'autore abbia voluto evitare l'uso dell'iniziale dei Domenicani, in spregio all’ordine degli inquisitori che lo avevano interrogato, probabilmente torturato e imprigionato.
Si veda, come esempio, la scritta:
IO IHS MIO
1759
IO GIUSEPPE ANTREA LOBARTINI CAPORALE
FUI CARGERATO (INNOCENTE) IN QUESTO L(UOGO)
A TI 4 TECEBRE 17(59)
NB Le scritte tra parentesi sono state cancellate.
Altre immagini esoteriche comprendono il sole e la luna; un gallo con la coda di drago; l’albero della vita attorniato da numerosi uccelli (un riferimento al cosiddetto “linguaggio degli uccelli”, un codice di natura iniziatica utilizzato dagli alchimisti per trasmettere le loro conoscenze sui lavori necessari per ottenere la pietra filosofale); un uomo in divisa con un falco in mano; l’immagine di un orologio con segnate solo sei ore; il trigramma IHS, simbolo dell’Ordine dei gesuiti; una sorta di obelisco, suddiviso verticalmente in sette parti, racchiude la parola “Scala”, con le lettere distribuite all’interno dei gradini dal basso verso l’alto.
Qui ricorre il numero 7, ovvero la somma di 3 e di 4. In senso esoterico il 3 è la divinità su un piano ideale, e il 4 rappresenta la materia. Il 7 è la manifestazione della divinità nella materia (motivo per cui Cristo è tradizionalmente rappresentato dal numero 7, data la sua doppia natura divina e materiale).
Infine altre immagini fanno riferimento al miracolo dei tre bambini di San Nicola: si narra infatti che, quando Nicola si stava recando al concilio di Nicea, decise di fermarsi ad un'osteria, dove gli fu servito un piatto, spacciato per pesce, ma che era nientedimeno carne umana di tre bambini uccisi, conservata in due botti. Nicola si fermò a pregare e i corpi dei bambini si ricomposero, tornando in vita e saltando fuori dalle botti. La leggenda ha notevoli punti in comune con il mito di Osiride, fatto a pezzi dal fratello Seth e ricomposto dalla moglie Iside: ambedue i racconti simboleggiano, esotericamente, lo smembramento virtuale dell’iniziando, cioè un profondo lavoro di introspezione, seguito dalla rinascita dell’iniziato. Il tutto riassunto dal detto massonico “riunire ciò che è sparso.”
Bibliografia (sito on-line fra parentesi)
Lombardini, Giuseppe Andrea (Ereticopedia).
I misteriosi sotterranei di Narni (Luoghi misteriosi).
Giuseppe Andrea Lombardini (narninotizie.blogspot.it).
Narni sotterranea (L’angolo di Hermes), da cui sono state tratte le immagini.
I misteriosi sotterranei di Narni (Mystery Guide).
La prigione “esoterica” di Giuseppe Andrea Lombardini (masoneria357).
Giuseppe Andrea Lombardini ed i misteri dell’Alchimia, di Valerio Ivo Montanaro (narnisotterranea).
Il Sant’Uffizio di Narni, di Roberto Nini, dagli atti del convegno “A dieci anni dell’apertura dell’archivio della congregazione del la dottrina della fede: Storia e archivi dell’Inquisizione”. Roma 21-23 febbraio 2008.

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