lunedì 30 gennaio 2017

I miti dei Popoli del Mare, raccontati dal dottor Massimo Agostini di Stefano Mascioni

Sulle tracce di popoli antichissimi, il Dottor Massimo Agostini ha scritto un saggio godibile, denso di riferimenti storici e documenti precisi, che apre tesi interessanti. S’intitola “Et in arcadia ego – I miti dei Popoli del Mare“, riprendendo l’iscrizione del Guercino riportata in varie opere d’arte del seicento, tra cui il famoso quadro “I pastori di Arcadia” di Nicolas Poussin, conservato nell’enigmatica chiesa di San Lorenzo in Lucina a Roma. Lo abbiamo incontrato al Circolo Cittadino di Fano, luogo perfetto per parlare di miti e misteri, ascoltando dalla sua viva voce la genesi di un testo da non perdere. 
Nel video l'intervista al Vice Presidente Massimo Agostini : 


Cliccando sul link si accede alla pagina da cui è tratto l'articolo:


Letture del Clan grazie a Giusy - Il Rifugio

Mack è un uomo alla deriva, sconvolto dalla perdita di una figlia. Un giorno trova tra la posta un biglietto misterioso: qualcuno che si firma Pa, nomignolo con cui la moglie di Mack si rivolge a Dio, lo invita a recarsi "al rifugio", il luogo in cui la piccola Missy ha trovato la morte, uccisa da un maniaco. Mack è chiamato a fare i conti con un passato che non lo abbandona e con quella sofferenza che ha silenziosamente scavato un solco tra lui e Dio. Con il ritmo di un thriller e la magia di una favola, "Il rifugio" commuove e insegna che il dolore è spesso una strada per arrivare a se stessi.

letture del Clan suggerite da Paolo Callari - La lettera, strada di vita. Il simbolismo delle lettere Ebraiche di Annick de Souzenelle

Fra i princìpi che regolano la lingua ebraica il valore simbolico, attribuito dalla tradizione alle lettere dell'alfabeto, è una delle chiavi essenziali per una penetrazione spirituale delle Scritture. Ogni lettera possiede la propria energia significante, e la sua presenza in un nome, in un testo sacro non è mai arbitraria. In questo libro dunque Annick de Souzenelle ci introduce nel mondo affascinante di ciascuna delle lettere ebraiche alla luce della sua intelligenza e della sua fede cristiana, facendoci scoprire nella Bibbia, e in noi stessi, ricchezze che neppure sospettavamo. Sotto il nostro sguardo la lettera diventa "strada di vita", via di fertile ricerca per un'evoluzione interiore verso la maturità.

Letture del Clan Suggerite da Paolo Callari - Brainstorms di Daniell Dennet


Daniel Dennett è uno degli esponenti più brillanti della filosofia della mente contemporanea, e "Brainstorms" (fatti salvi i meriti del precedente "Content and Consciousness", 1969) è la sua opera più nota e discussa. Riassumere il contenuto, o dare un identikit adeguato del suo autore risulta tutt'altro che facile. Dennett è in effetti un filosofo multiforme e inquieto, sollecitato da obiettivi diversi e non agevolmente conciliabili. Molte delle battaglie condotte nei saggi che compongono il libro sono assai valide e importanti. In pagine particolarmente apprezzate dagli specialisti egli critica a fondo Skinner, mostrando non solo l'intima debolezza del neocomportamentismo, ma addirittura il cripto-mentalismo che lo pervade. Nell'ambito del cosiddetto 'mind-body problem' (il problema del rapporto tra mente e corpo) Dennett respinge poi radicalmente le teorie che vorrebbero identificare i fenomeni mentali con stati o eventi neurocerebrali: troppi, in effetti, i paradossi e gli enigmi che ne derivano. Contro comportamentisti e identitisti l'autore di "Brainstorms" propone con forza quella che si potrebbe chiamare la riabilitazione del mentale. Non già, si badi, che il suo proposito sia di ripristinare una qualsiasi forma di dualismo mente-corpo. Bisogna tuttavia prendere atto che l'universo delle credenze, delle intenzioni, delle consapevolezze è qualcosa da cui certe indagini non possono prescindere.
Che fare, allora? La proposta di Dennett potrebbe essere espressa così. Si tratta di rilanciare il mondo interno-mentale: e, insieme, di interpretarlo in termini non ontologici ma funzionali (non che cosa un ente mentale è, ma come le varie funzioni mentali operano), i quali rientrino tutti in un ambito strettamente empirico-cognitivo, governato da alcune regole razionali generali (connessioni causa-effetto, sequenzialità relativamente costanti ecc.). Anzi, l'approccio che valorizza l'esistenza di tale mondo può avere un rapporto collaborativo, o almeno di "coesistenza" (p. i27), con gli approcci delle discipline 'hard' (la neurofisiologia, la teoria dell'informazione, la scienza dei calcolatori).
In questa prospettiva Dennett reinterpreta l'universo mentale interno in termini intenzionali. Tale universo è qualcosa che si coglie e si spiega attribuendogli credenze, desideri, fini. Data la loro complessità queste funzioni per un verso non possono (almeno per ora) essere efficacemente ricondotte ad altro; per un altro verso, però, sono "ricche di significato" e "funzionano": nel senso che possiamo parlarne come se esistessero e agissero in quanto tali, consentendoci conoscenze e previsioni attendibili. Si prenda ad esempio una credenza. Dennett non nega che in linea di principio essa sia concepibile come il prodotto di una determinata attività neuronale. Ma tale interpretazione appare estremamente difficile e impraticabile sul piano pratico. Bisogna allora permettere e accettare - senza complessi - un "atteggiamento" che ci dica piuttosto il 'know how' che il 'know that' della credenza stessa, rappresentandocela in termini di ragioni, bisogni e scopi. Tale atteggiamento è chiamato appunto "intenzionale".
In realtà Dennet non rifugge dallo speculare sul modo in cui potremmo concepire concettualmente l'organizzazione del mentale. Impiegando un'immagine cui di solito è associato il nome di Marvin Minsky (cfr. "La società della mente", 1986), egli considera il mentale una "società" di funzioni-prestazioni particolari. Presa in sé e per sé, ogni singola funzione è "stupida" e inconscia. Inserita invece in un sistema complessivo, essa concorre a produrre qualcosa (il sistema stesso) che non è più "stupido" e inconscio, giacché compie atti che non sono più tali. Il primo merito di questa concezione consiste, per Dennett, nel risolvere quello ch'egli chiama "il problema di Hume": negare un ente "Mente" responsabile dei pensieri e delle credenze, senza per questo postulare funzioni mentali - dei veri e propri 'homunculi' come scrive Dennett - misteriosamente capaci di svolger esse ciò che non si vuole, giustamente, attribuire alla "Mente". Il secondo merito della concezione di cui sopra è, sempre secondo Dennett, di "gettare un ponte" tra l'universo degli atti mentali-intenzionali e il campo dei processi 'latu sensu' fisici che concorrono a costituire quegli stessi atti.
L'enfasi dennettiana sulla dimensione intenzionale del mentale è certamente importante, ma non può essere caricata di significati che assolutamente non ha. Dennett non solo è lontanissimo da qualsiasi riferimento alla fenomenologia husserliana, ma il suo proposito non è di valorizzare la specificità dell'intenzionale in quanto dimensione peculiare del mentale o dell'umano. Si potrebbe anzi dire che per lui non è tanto l'intenzionale a qualificare il mentale e l'umano quanto sono questi ultimi a rientrare in un dominio più vasto: quello, appunto, dei fenomeni intenzionali (o guardati intenzionalmente). Un sistema intenzionale, si legge nel capitolo cruciale di "Brainstorms", può essere indifferentemente un uomo, un alieno o una macchina (p. 46). Il solo requisito è che il loro comportamento possa essere previsto attribuendo ad essi credenze e desideri (p. 43). La tesi, come ben si intende, è assai impegnativa e "costosa". Essa potrebbe in qualche misura essere sostenibile da parte di chi, dinanzi a determinate classi di enti, cerca solo uniformità o analogie. Diventa invece una tesi insufficiente per chi, oltre alle analogie, intenda cogliere pure le (eventuali) differenze. Anche ammesso che una macchina possa essere concepita come un sistema intenzionale, resterebbe da domandarsi quali sono (se ci sono) i caratteri che fanno delle intenzioni mentali intenzioni non identiche a quelle delle macchine.
In verità, nonostante varie premesse e promesse, Dennett appare assai poco interessato ad approfondire tali caratteri. Appare anzi impegnato in una direzione per più versi opposta. In primo luogo, in una prospettiva dichiaratamente "antropomorfizzante" (p. 46), non esita ad attribuire tratti intenzional-mentalistici non solo agli animali ma anche, appunto, alle macchine: "Basta fare un 'piccolo passo avanti' [il corsivo è nostro] per chiamare le informazioni in possesso del calcolatore le sue credenze, i suoi scopi finali e intermedi i suoi desideri... Gli scopi di un calcolatore devono essere descritti intenzionalmente proprio come i desideri" (p. 43). In secondo luogo, in modo quasi simmetrico al precedente, le componenti di quel costrutto che usiamo chiamare l'universo mentale vengono spesso presentate in modo singolarmente 'machine like'. Qualche volta emerge anche la tendenza (tipica di un ben preciso riduzionismo nell'ambito delle scienze umane) a far coincidere la comprensione di determinate funzioni con la loro decomposizione/dissoluzione in "altro": "Se vogliamo un'analisi adeguata della creatività, dell'invenzione, dell'intelligenza, questa dev'essere analizzata e quindi scomposta in parti tali che in nessuna di esse vi sia intelligenza" (p. 162). Tale orientamento "dissolutore" investe anche la stessa coscienza e l'Io. Il timore che si voglia fare di essi degli enti metafisici porta Dennett ad assumere a loro riguardo una posizione non meno discutibile. La coscienza, fin particolare, viene concepita come una sorta di "scatola nera" del meccanismo-uomo; e in un importante colloquio con Jonathan Miller (cfr. J.M.,"States of Mind", 1983) viene definita un mero agente di pubbliche relazioni. Non è da escludere che in taluni contesti queste audaci metafore siano valide. Ma è altrettanto certo che in altri contesti (ad esempio quelli etici) occorrono ben altri modelli, non legati al dominio della teoria dell'informazione e dell'intelligenza artificiale privilegiato da Dennett.
Alla luce di tutto ciò, non sorprenderà che "Brainstorms" delinei un'immagine del sapere psicologico per più versi unilaterale. Il compito della psicologia, scrive Dennett, è di spiegare determinati fenomeni "in termini che alla fine dovranno in qualche modo saldare la teoria psicologica alla fisiologia" (p. 192). Certo "oggi non siamo ancora in grado di descrivere in termini meccanicistici" il sistema delle credenze ecc. (p. 124). Di qui la necessità dell'approccio intenzionale, le cui spiegazioni vengono nettamente distinte dalle "vere e proprie spiegazioni scientifiche" (p. 127). D'altra parte il progresso delle indagini ci farà approdare un giorno a una completa "analisi meccanica o fisiologica" del sistema di cui sopra.
Malgrado ogni cautela e ogni distinguo, l'"egemonia delle spiegazioni meccanicistiche rispetto a quelle intenzionali" (p. 372) è esplicitamente sottolineata. Anche la scelta di campo fisicalistica nell'ambito della filosofia della mente è netta: "io desidero mantenere il fisicalismo" (p. 73). Il prezzo pagato da Dennett per queste scelte teoriche (che sono le principali, anche se non le sole, compiute in "Brainstorms") è però assai alto. Si è già detto dell'interpretazione "debole" degli atti intenzionali. La loro riconduzione a mere organizzazioni di informazioni suggerita in vari luoghi del testo non è convincente. Nelle credenze e nei desideri di quei sistemi intenzionali che chiamiamo uomini noi tendiamo a cogliere qualcosa di più e di diverso che non mere elaborazioni informazionali: qualcosa che ha a che fare con una teoria del significato ben più complessa di quanto non appaia a Dennet e, ancor più, con una teoria della coscienza e del soggetto. Circa quest'ultimo punto, malgrado innegabili spunti e aperture, tale teoria non è mai persuasivamente delineata. Del resto lo stesso Dennett ha scritto di recente ("The Intentional Stance", 1987) di aver sì una concezione della coscienza ma ancora 'in progress'. Non ci resta, allora, che aspettare.
È anche per questa carenza che l'analisi dennettiana della vita mentale assume spesso un aspetto, per così dire, "fattualistico". Anche quando sono concepiti secondo l'atteggiamento intenzionale, credenze, desideri ecc. appaiono soprattutto operazioni, fatti tendenzialmente oggettivi, governati da regole standard. E se non fosse (soltanto) così? Se credenze e desideri fossero (anche) esperienze? Esperienze rinvianti anzitutto a investimenti simbolici, a sovradeterminazioni semantiche, a quadri di riferimento biografico-contestuali - il tutto miscelato secondo modi e forme soggettivi propri del "titolare" di quelle credenze e desideri?
Tra "la" credenza e la 'mia' credenza c'è una sorta di spazio teorico che occorre riempire. Gli accenni di Dennett alla dimensione della "privatezza" e del "personale" sono talvolta suggestivi ma insufficienti. Le recenti indagini sulla nozione di "punto di vista soggettivo" e sul rapporto soggetto-contesto (un rapporto "interessato", valutante, per il quale occorre impiegare strumenti interpretativi più sottili di quelli neocognitivistici cari a Dennett) mettono in più sensi in crisi gli approcci all'universo mentale prevalenti, anche se non in esclusiva, in "Brainstorms".
Queste osservazioni non intendono in alcun modo diminuire il rilievo complessivo di "Brainstorms". L'opera è ricca di osservazioni e di ipotesi estremamente stimolanti che ragioni di spazio (e anche, talvolta, di tecnicità concettuale) impediscono di lumeggiare in questa sede. Sotto questo profilo il titolo stesso dell'opera appare singolarmente felice. Privo di un adeguato correlato in italiano, 'brainstorm' significa qualcosa come "temporale mentale", sommovimento/innovazione intellettuale prodotto da audaci cortocircuiti tra idee. E indubbiamente dal 'brainstorming' scatenato da Dennett nel cielo delle nostre certezze filosofico-psicologiche si esce forse un po' provati, ma anche molto arricchiti.

Un grande successo per Domenico Fragata

Una sala gremita di persone per la conferenza che si è svolta a Milano lo scorso 21 Gennaio e che ha visto tra i relatori Domenico Fragata socio della sezione Lombarda che Clan Sinclair Italia .
Complimenti a tutti!

martedì 10 gennaio 2017

Il Presidente Tiziano Busca ci accompagna in un Viaggio Iniziatico tra le cattedrali della Francia


Lo scorso dicembre, in occasione della Grande Assemblea del Rito di York che si è svolta a Parigi, non è potuto mancare un giro per alcune delle numerose cattedrali presenti in Francia. Guida d'eccezione il Presidente Tiziano Busca, ecco alcune delle sue riflessioni legate nello specifico alla Cattedrale di Chartres, che ne rappresenta l'elevazione massima, ma che restano ugualmente valide per tutte

Se ci ferma a guardare il grande spettacolo che queste opere, Chartres in particolare, mostrano ci si accorge che esse racchiudono tutto quello che possibile avere, perché sono di una maestosità unica e di una semplicità estrema; sono testimoni e simbolo di un segreto indescrivibile, di una sapienza e di una conoscenza tecnica e intima si potrebbe dire, da un punto di vista iniziatico ed esoterico che, letteralmente, non ha pari. E non appartiene a nessuna religione appartiene soltanto all'esaltazione della Sapienza. E' la Gnosi, e questa forma di gnosi tu qui ce l'hai manifesta, e soltanto chi è iniziato, soltanto chi vive quella via riesce ad interpretarla. Questa Sapienza è custodita nel segreto dei simboli che sono racchiusi dentro il lavoro degli scalpellini perché coloro i quali hanno costruito questo erano dei Maestri Massoni; erano dei Compagnon, Essi stessi rappresentavano la punta più alta del sapere che a loro non gli era arrivata perché avevano studiato, come lo immagineremo noi oggi, ma perché avevano attraversato il sapere di tanti mondi fino a giungere a questa sublimazione che è rappresentata da Chartres.
Charters non hai uguali, nessuno mai riuscirà a costruirla cosi, non ci sarà più nessuno che riuscirà a riproporre una cosa di questo genere.

Il concetto, che dobbiamo focalizzare adesso è che quando tu arrivi a quel punto di sublimazione del Sapere, sei sopra una piramide cioè vedi il basso di quello che è l'esaltazione della Conoscenza. Nella Via Iniziatica è così ; il problema non è sapere se quello che hai vicino sa quanto te è che tu hai gli stessi strumenti che ha l'altro per poter attraversare la Via e raccogliere, secondo la tua intimità secondo la tua sensibilità, quella parte più alta di te che ti deve portare a distaccarti da quello che è l'elemento della materia ma vivere sul simbolo, punto.


Le passioni umane qui non ci sono perchè qui c'è soltanto l'essenza dell'energia, e tutto ruota intorno all'energia, possiamo prendere ad esempio il Labirinto che è sopra un punto di energia. Ma questo che cosa vuol dire? Che tu sei energia pura, che tu ruoti all'interno di questa energia che sei te stesso e riesci a costruire un qualcosa di superiore elevandoti ed è quello che vedi osservando Chartres. Questa è la via dell'uomo e questa è la gnosi; non c'è un segreto dogmatico di fronte a questo c'è un segreto che attraversa l'acqua, attraversa la terra, attraversa il fuoco, attraversa l'aria, ma non sai quale porta tu hai attraversato, tu hai attraversato l'elemento che è una cosa più grande perchè ogni volta che tu attraversi approdi ed è un continuo che si esprime nella circolarità questo è l'uomo. Poi l'essere umano ha bisogno di costruire chiese, Templi perchè ha necessità dell'elemento materiale per trasmettere le conoscenze, per trasmettere il Sapere, infatti San Bernardo qui ha portato quegli individui che rappresentavano un elite di intellettuali tra astronomi, filosofi, lettori della Cabal, fisici, e molti altri ancora per fare una cosa semplice ma immensa Chartres

Un successo annunciato: intervista del Vicepresidente Massimo Agostini al Resto del Carlino


Et in Arcadia Ego: I Miti dei Popoli del Mare 
Recensito oggi sul quotidiano Il Resto del Carlino
Articolo intervista di Simona Spagnoli.

Video di presentazione di Et in Arcadia Ego di Massimo Agostini

Il libro di Massimo Agostini: "ET IN ARCADIA EGO- i miti dei Popoli del Mare", è frutto di laboriose ricerche e studi seguendo una sottile rete di leggende e verità che partono dagli antichi Popoli del Mare per intrecciarsi con gli Alfei e la storia degli etruschi Venulei, fino alle vicende di Pagano Eb(u)riaci da Vecchiano.
Un saggio molto coinvolgnte nella lettura e intrigante per la storia legata a organizzazioni iniziatiche custodi di un antico segreto fin dai tempi di Enoc.
Una ricerca nata da misteriosi documenti ritrovati nell'archivio di una importante famiglia toscana che ha condotto l'autore a svelare suggestive ipotesi sull'origine italiana dei Templari.
Il legame di Agostini con il Clan Sinclair, i suoi viaggi in Scozia e nelle isole Orcadi, donano alla ricerca il senso di una conoscenza iniziatica, appartenuta ad antiche nobili famiglie, per essere trasmessa di generazione in generazione.
Il libro è rivolto agli uomini del dubbio, non ha nessuna pretesa di verità rivelata, ma sempicemente quella di donare libere intuizioni a chi possiede gli strumenti per proseguire nella ricerca.
Prefazione a cura del Conte Agostino Agostini Venerosi Della Seta​


per vedere il video basta cliccare sul link: https://www.facebook.com/sacrofemminino/

Letture del Clan: Et in Arcadia Ego di Massimo Agostini

Una civiltà Atlantidea conosciuta e raccontata a Clizia anche dai Sacerdoti del Tempio Egiziano di Sais. Atlantide è un mito che ha forse una sua origine nella realtà, diventando il mito tramandato attraverso leggende e rituali dai popoli superstiti all’immane catastrofe. La ricerca entra quindi nel tema della religiosità dei prima civiltà nota alla storia: quella dei sumeri trasmessa anche agli Egizi per giungere agli Ebrei e al Cristianesimo ed infine ad ordini iniziatici di tutti i tempi compresa la moderna Massoneria.

Messaggio di inizio anno del Presidente Tiziano Busca



Sì riapre il cantiere e si torna a costruire la cattedrale degli Uomini nel piano più difficile da levigare : nel nostro cuore nella pietra da scolpire nella nostra cava. Un lungo e difficile viaggio ma la luce torna a guidarci! (Il video di Ferdinando Alitto)

https://www.facebook.com/leone.bruno.79

Incontro sui Templari di Fabrizio Grossi

Il Lions Club Acqui Terme Host ha alle spalle una tradizione di sensibilità verso il patrimonio storico, culturale, architettonico ed artistico della locale comunità che si è consolidata in più di sessant’anni di attività di servizio.  Lo testimoniano il restauro del trittico di Bartolomé Cardenas de Cordoba detto Bermejo, il più fulgido rappresentante del Quattrocento spagnolo, conservato nella nostra Cattedrale, il recupero del monumento in onore di Vittorio Emanuele II che fa bella mostra di sé nella piazza principale della Città, il restauro della porta urbica della Schiava e last but not least il restauro ed il recupero in tutti i sensi, anche storico, degli antichi Statuti Comunali.
Questa particolare sensibilità nei confronti del patrimonio storico della nostra città non è estranea alla nascita del Premio Acqui Storia che è il più prestigioso Premio nazionale nel suo genere, ispirato all’eccidio della Divisione Acqui in Cefalonia ed alla cui fondazione hanno contributo in primis due Lions del Club. Era quindi quasi naturale coinvolgere in quest’iniziativa il Premio, rappresentato dal suo Segretario e socio, Carlo Sburlati, concorrente, come direbbero gli amici penalisti, nel reato che si andrà consumando il 9 dicembre p.v., avendone  condiviso la progettazione, la ricerca dei protagonisti ed il phil rouge che lo caratterizza.
Perché i Templari? Non perché di Templari ormai si parla e si discetta ogni giorno (molto spesso a sproposito); non perché certi pseudo letterati/studiosi hanno fatto la fortuna anche dei propri editori (vedasi il Codice da Vinci); non perché la loro vicenda umana e spirituale, intrisa di episodi leggendari fioriti dopo la soppressione dell’Ordine, stimola l’immaginario collettivo (in un mixer sicuramente eccitante tra supposta eresia, interessi economici a nove cifre ed atti di eroismo in battaglia).
Sui Templari ormai sappiamo quasi tutto. Questo perché la ricerca ed il ritrovamento di carte e documenti riguardanti il vergognoso “processo” che fu intentato loro (non solo per la cupidigia di Filippo IV il Bello) hanno messo in chiaro molti aspetti che erano rimasti per molto tempo avvolti nella leggenda, dalle loro origini alle loro gesta medio orientali, dalle loro caratteristiche a metà strada tra soldato e monaco alle loro riconosciute qualità di mercanti e banchieri ma anche di consulenti finanziari diremmo oggi, fino appunto alla caduta tanto rovinosa quanto dirompente per gli stessi equilibri geo-politici dell’Europa e del Mediterraneo del tempo.
Il 9 dicembre, durante il Convegno pomeridiano, gli studiosi che sono stati coinvolti ed hanno cortesemente manifestato la loro disponibilità, si soffermeranno su due aspetti non così noti al grande pubblico. Uno, specifico, legato al ruolo di banchieri e di amministratori e custodi di grandi fortune che non va disgiunto dalle motivazioni che portarono dovunque all’esproprio delle loro così come delle altrui proprietà e l’altro, più generale, del Tempio come di una grande organizzazione economico finanziaria sotto tutela papale che andava scontrandosi, direi inevitabilmente,  nel periodo di suo massimo fulgore, con il sorgere degli stati nazionali che mal sopportavano condizionamenti di sorta da parte di  chi ormai aveva assunto un ruolo troppo ingombrante per l’esistenza stessa dello Stato. Con, sullo sfondo, la lotta tra il potere temporale del papa ed il campione dei nuovi interessi emergenti in Europa e cioè il re della maggiore potenza cattolica dell’epoca, la Francia di Filippo IV il Bello.
Oggi curiosamente, ed ecco la “molla” del Convegno, assistiamo al contrario alla rivincita e quindi al prevalere, delle grandi multinazionali rispetto agli stati nazionali…
Questo sarà il nucleo centrale delle riflessioni che vorremmo che le prof.sse Simonetta Cerrini, ovadese di adozione, e Barbara Frale di Roma (le migliori espressioni dei moderni studi sui Templari) sviluppassero sotto la sapiente regia del prof. Franco Cardini (che del Medio Evo è il massimo studioso non solo in Italia ma in Europa, da tempo vicino alla città di Acqui così come al Premio Acqui Storia). In quella sede, così come nel corso dell’interclub, che partirà al termine del Convegno, saranno presi in considerazione ulteriori due aspetti, l’uno riguardante il Templarismo (e quindi gli studi esoterici e simbolici che fiorirono in epoca rinascimentale e nel settecento) e, l’altro, quello dei resti del passaggio dei Templari nelle nostre terre, in quella che oggi  è la Provincia di Alessandria ma che ai tempi era divisa e amministrata dall’imperatore prima ed anche dal papa poi. Il primo verrà esaminato  dal prof. Morris Ghezzi ed il secondo dal prof. Alessio Varisco, esperto di Ordini cavallereschi e quindi anche di Templari, da sempre vicino alle iniziative del Lions International di cui è socio onorario e che parlerà dei resti templari nella Provincia di Alessandria. Abbiamo richiesto infine a Lionello Archetti Maestri ed al prof. Gianluigi Rapetti Bovio della Torre  di raccogliere e di illustrare, anche con slides, nel corso della conviviale, la presenza templare in Acqui e dintorni.

L'alfabeto Massonico di Paolo Donnina


Carissimi, nel fare alcune ricerche, mi sono imbattuto casualmente nell'Alfabeto Massonico: La Massoneria, fin dalla sua costituzione all'inizio del XVIII secolo, ha adottato un alfabeto suo proprio, impiegato per ragioni di riservatezza. La sua chiave criptografica consiste in crociere, diritte ed oblique (a croce di sant'Andrea) nei cui anfratti sono posti puntini particolari progressivi. Ciascuno di tali segni identifica una lettera dell'alfabeto. Mentre per le prime diciotto lettere non esistono problemi o dubbi d'interpretazione, per le ultime cinque esistono almeno due diverse chiavi di lettura. La chiave che riporta la lettera "Z" in basso è dovuta sia al Reghini che a Boucher, mentre quella a destra ("X" in basso) è l'interpretazione del Bacci. Ai giorni nostri l'Alfabeto massonico è ben poco utilizzato, ma spesso la lettera "L" viene ancora usata per indicare la Loggia, mentre la lettera "I" (per Iniziatico) viene usata nell'indirizzo della corrispondenza, ad indicare il contenuto massonico della missiva.

Riflessioni di Paolo Donnina


Il corpo contiene l’anima, la materia contiene la mente. Il mondo contiene il paradiso, la polvere il divino. Devi scoprirlo, e il primo passo verso quella scoperta è l’accettazione di se stessi, la gioia di essere se stessi.

Giancarlo Elia Valori all'Accademia degli Scomposti. Con Tiziano Busca

Un'altra grande pagina di riflessione, quella offerta dall'Accademia degli Scomposti di Fano e da Ludovico Castruccio Castracane degli Antelminelli. Durante la serata si è parlato di geopolitica con Giancarlo Elia Valori attraverso le sue ultime pubblicazioni tematiche molto apprezzate a livello internazionale.
Si è parlato di cioè di quanto sta accadendo nel Mediterraneo, alla luce delle nuove conoscenze socioculturali, ampliando il coinvolgimento ad aspetti globali e importanti della vita delle persone. Infatti passando attraverso le tematiche di Geopolitica del cibo, dell’acqua e della salute, si sono analizzati scenari che si pongono come nodi cruciali per la vita e il benessere dell’umanità.
Un esempio, nello specifico è la Geopolitica dell’acqua - La corsa all’oro del nuovo millennio, iniziativa nata da una conversazione con il Presidente emerito dello Stato di Israele, Shimon Peres, che offre una prospettiva chiara e completa sugli sviluppi del concetto acqua, maturato all’interno del sistema di valori capitalistici e sulla considerazione di quanto pesi a livello sociale questo importante bene dell’umanità, non solo fisicamente, considerato che, un litro di questo oro, pesa più di un litro di petrolio. Acqua che ad oggi rappresenta la più importante risorsa di vita a rischio di esaurimento.
All'incontro era presente il sindaco di Fano Massimo Seri e Tiziano Busca.

per ascoltare l'audio completo dell'incontro basta andare sul link sottostante:

https://www.spreaker.com/user/8232856/2016-12-30-audio-00001711